Amare se stessi significa anche sapersi assumere la responsabilità di non soddisfare le aspettative altrui e non vedere soddisfatte le proprie. Spesso chi legge i libri di Louise Hay o si affaccia alla crescita personale per la prima volta pensa da “bravo bambino new age”. Essere spirituali significa quindi essere sempre disponibili, fare quello che gli altri si aspettano da noi, approvare sempre tutto e tutti, giustificarsi, sopportare. Questo però è ben lontano dall’essere il nucleo autentico del metodo L.Hay e anche della crescita personale. Quando incominciamo ad amare noi stessi per davvero incominciamo a capire che ci sono cose che vogliamo fare e cose che non vogliamo fare, cose che ci piacciono e cose che no, incominciamo a riconoscere noi stessi come autorità ed incominciamo a fare i conti con la parola NO. Sia subendola che agendola. Le altre persone fanno spesso di tutto per farci sentire il colpa o manipolarci in modo che soddisfiamo le loro esigenze. Non è una questione di cattiveria ma di bisogno, più hanno bisogno che noi facciamo quello che desiderano e più sono insistenti e manipolatorie. Certo il no fa male, quando qualcuno dice di no a una nostra proposta dobbiamo fare i conti con il fatto che questa persona la pensa diversamente e con un’emozione a cui siamo poco abituati: la frustrazione. Allo stesso modo quando siamo noi a dire di no dobbiamo fare i conti con il senso di colpa che questo gesto può provocarci. La nostra società non educa al NO e così le persone si trovano a non saperlo gestire. C’è chi uccide la compagna o il compagno perchè se ne vuole andare, chi stalkera e minaccia la persona che gli piace, chi si vendica, chi si chiude nell’offeso mutismo, chi pretende spiegazioni, chi si mette nella posizione del superiore (tanto non mi interessava). Abbiamo bisogno di fare i conti col dolore che questo no ci anima e di comprendere da dove nasce. Quando è stata la prima volta che ci hanno detto di no? ci siamo sentiti rifiutati? abbiamo superato quel rifiuto?
Allo stesso modo abbiamo bisogno di fare i conti con la disapprovazione che il nostro no genera: Quando è stata la prima volta che abbiamo “disobbedito” alle aspettative degli altri? cosa abbiamo provato? l’abbiamo superato?
Siamo 8 miliardi su questo pianeta, potete immaginare cosa succederebbe se tutti soddisfacessero le aspettative altrui sempre e comunque? Esatto: nessuno di noi vivrebbe la propria vita. Ci possono essere dinamiche o comportamenti che non capiamo o che non approviamo ma abbiamo bisogno di lasciarli andare. Cosa succederebbe se ricevuta una lettera di diniego per un colloquio di lavoro ci presentassimo in sede chiedendo spiegazioni? Immaginate la scena surreale: candidato: “lei deve dirmi perchè non mi avete assunto” -il selezionatore:” Mi perdoni ma a che titolo pretende questa informazione?” -Candidato:”Perchè lei me lo deve, perchè io sono venuto a fare un colloquio se no non siete seri” -Selezionatore:”Guardi molto semplicemente non era idoneo” Candidato:”Perchè non mi avete scritto per dirmelo eh? e in che senso? Tutte palle, bugiardi, me lo dimostri ora”. Vi pare surreale? immaginate se succedesse per ogni singola persona che viene rifiutata in un posto di lavoro. Che cosa impedisce che succeda tutto questo? Il fatto che abbiamo sviluppato socialmente la capacità di accettare il no e lasciar andare in quel contesto specifico. Il candidato evidentemente si identifica con il posto, non ha una struttura solida che gli permetta di riconoscere che il no non è una negazione del suo diritto di esistere o valere. Pensate a quanto spesso succede con gli amici o con i conoscenti: un invito a pranzo o cena, un diniego e dall’altra parte una reazione o di offeso mutismo o di supplica (come no? daii vieni) o di manipolazione (perchè no? non ti piacciamo più? spiegami perchè non vuoi venire). E in amore? “Devi dirmi perchè non mi ami più , dimmelo e ti lascerò in pace”(ricatto) lei/lui:” non so perchè so solo che questa emozione si è spenta e non ti vedo più come prima” lui” ecco non sai dirmi perchè per cui non ti lascio, mi nascondi qualcosa!” eppure l’amore non è processabile, non si può spiegare perchè amiamo e perchè no..il perchè è solo una scusa per non lasciar andare. Molti dei fatti di cronaca nascono da questa incapacità di accettare e lasciar andare e, molto più in piccolo, molta infelicità quotidiana nasce dalla stessa dinamica. Che cosa è stato perso di vista in questo gioco? La capacità di investire in se stessi e nella propria approvazione, il fatto che ciascuno di noi è l’unica autorità della sua vita, noi per noi, ciascuno per se stesso. Quando dipendiamo dagli altri, dalla loro approvazione ed ammirazione abbiamo costantemente bisogno di sentirci dire di si, di sentirci accettati, approvati ed a volte ammirati. Non possiamo accettare che le persone escano dal percorso comportamentale che noi, nella nostra mente, abbiamo tracciato per loro, dicendoci di no o disapprovandoci.
Oggi più che mai lasciar andare è fondamentale: lasciar andare le discussioni, i conflitti, i bisogni, le dipendenze, le aspettative, i torti e le ingiustizie. Persino molte guerre sarebbero assolutamente superate se chi governa e la popolazione fossero così maturi e consapevoli da accettare un no e lasciar andare il passato per quanto ingiusto. Stare nell’energia della rivalsa, della manipolazione, della mentalizzazione e razionalizzazione estreme ci indebolisce. Oggi incominciamo a dire qualche onesto no e sentiamo come questo ci fa sentire, rifiutiamoci di dare spiegazioni o di giustificarci o di scusarci, siamo liberi di dire no in ogni momento, impariamo a rispondere al perchè “perchè non voglio”. Questo è uno dei risultati di un lavoro autentico del metodo Louise Hay: prendersi il potere di dire no e di scegliere, prendersi il potere di accettare il NO e andare avanti , lasciando andare.
Un abbraccio e felice giornata del NO a tutti 🙂
Se siete interessati a sviluppare questa competenza vi aspettiamo il 25 Marzo a Milano al seminario intensivo L.Hay sul lasciar andare.Dalle 10.30 alle 18.30. info ed iscrizioni a gian@louisehayitalia.org.